Chi Siamo
La parrocchia si inserisce in un vasto territorio di circa 12.000 abitanti che va da piazza Bande Nere a piazza Gambara, da piazza Bolivar a via d’Alviano. La grande chiesa parrocchiale faceva parte del sogno “milanese” di don Orine fin dal suo primo concepimento: era infatti chiara sin da principio l'aspirazione e l'intuizione che il complesso ospitante il Piccolo Cottolengo e la parrocchia di San Benedetto Abate sarebbe diventato un centro importantissimo per la carità e la crescita della fede in Milano, soprattutto in una delle periferie in veloce espansione bisognosa di aiuto e di guida spirituale. Il progetto si deve al “manovale di don Orione”, l'architetto Mario Baciocchi, che nel 1938 accettò la sfida di ideare un insieme complesso di edifici con destinazioni diverse. Il 21 marzo 1953 il cardinal Schuster benedice la chiesa, che viene dedicata a San Benedetto Abate. L'intitolazione è motivata dal fatto che don Orione aveva scelto come patrono della sua Opera proprio questo santo e perché il cardinal Schuster apparteneva all'ordine benedettino. Oggi la comunità cristiana ha una grande vitalità potendo disporre di spazi e strutture che le consentono di inserirsi nel territorio con varie proposte e servizi. L’aspetto caritativo è concentrato su una struttura appositamente voluta dalla comunità. Qui si svolge un’attività di Centro di Ascolto, con la distribuzione di generi alimentari, indumenti e cene per persone senza fissa dimora. Una struttura spaziosa è dedicata al ritrovo quotidiano di anziani con circa 350 iscritti. Completamente rinnovata è la struttura sportiva che accoglie l'US Orione Calcio con 300 iscritti e 75 collaboratori di tutte le fasce di età. Negli spazi della parrocchia opera anche il Centro Consulenza Famiglia della fondazione Guzzetti. Vi sono poi tutte le proposte educative dell’Oratorio: la catechesi per circa 220 bambini, i gruppi adolescenti e giovani - con un centinaio di partecipanti -, i momenti di animazione, i pranzi comunitari, il Grest estivo - per 7 settimane tra giugno e settembre -, i campi estivi, il doposcuola, gli aperitivi culturali e altro ancora. Gli ampi spazi consentono di organizzare feste e corsi di vario tipo, 7 giorni su 7.
La storia della Parrocchia inizia nel 1931 grazie a don Orione che immagina di realizzare il sogno di costruire un nuovo e grande edificio da destinare alla carità. Don Orione non si arrende di fronte alle difficoltà economiche, burocratiche e politiche. Nel 1938 il cardinale Ildefonso Schuster benedice la prima pietra della costruzione di tutta l’Opera di Don Orione, che comprendeva il Piccolo Cottolengo e la chiesa. Il Piccolo Cottolengo viene terminato nel 1943, nel 1947 nasce l’Unione Sportiva Orione. Nel 1953 il cardinal Schuster impartisce la benedizione ufficiale alla chiesa dedicata a San Benedetto Abate. L'intitolazione è motivata dal fatto che don Orione aveva scelto come patrono della sua Opera proprio questo santo perché molto devoto alla Divina Provvidenza, e anche perché il caro cardinal Schuster apparteneva all'ordine benedettino. Negli anni ‘60 e ‘70 si assiste alla fioritura delle attività parrocchiali con i vari parroci che si sono alternati e hanno lavorato per il completamento della grande opera, anche con la conclusione dei lavori dell'abside e del presbiterio. Negli anni ‘80 e ‘90 si decide di ristrutturare e ampliare gli ambienti parrocchiali realizzando le aule per il catechismo. Vengono ampliati anche i locali dell’oratorio e realizzati i lavori di ristrutturazione degli ingressi e del tetto. Nel 1992 nasce l'Associazione San Benedetto che segue i senza tetto e cerca di reinserirli nella vita sociale. Nel 1994 viene rinnovata la cripta. Nel nuovo millennio si completa la struttura con l'abbellimento della cripta attraverso icone rappresentanti i quattro Evangelisti, San Benedetto, don Orione e anche con una copia dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, realizzata da Giovanni Grignaschi. Si concludono anche i lavori di miglioramento acustico della chiesa attraverso la posa di panelli insonorizzanti
La storia
1931
Ottobre:
iniziano le trattative per l'acquisto del sito. Don Orione, dopo anni di rifiuto (il cardinale Eugenio Tosi aveva detto che a Milano non c'era bisogno di un'opera orionina), riesce ad individuare un'area nella periferia sud ovest ove realizzare il suo sogno: un nuovo e grande edificio da destinare alla carità. Questo progetto si realizzerà grazie all'aiuto di don Benedetto Galbiati e del suo vicario don Carlo Sterpi, ma soprattutto grazie all'amorevole appoggio del cardinale Ildefonso Schuster. Sul sito dove sarebbe sorto il vasto complesso del Piccolo Cottolengo e della parrocchia, all'inizio del Novecento vi erano praticamente solo campi e un'antica cascina a corte, che i baroni Monti avevano ipotecato e abbandonato, detta Villa Restocco, il cui corpo padronale era caratterizzato da una torretta merlata e da una piccola chiesetta. Questi ambienti erano diventati, da sei anni, un convento di Carmelitane Scalze. Attorno si stavano tracciando le strade. Il 17 ottobre don Orione si reca in curia e convince il cardinale Schuster della bontà del suo progetto. Dato che sui terreni gravano vincoli e ipoteche, le trattative sono lunghe.
1933
13 aprile:
firma del contratto d'acquisto del terreno della Società Villa Restocco per una somma di 500.000 lire, offerte dalla benefattrice Ernestina Larrea di Alessandria.
3 novembre: benedizione della cappella di Villa Restocco e fondazione del Piccolo Cottolengo di Milano, collocato inizialmente negli ambienti della cascina.
1934
31 maggio:
benedizione della prima campana “Maria” che suonerà fino al 1962.
7 luglio:
visita di don Orione, che incoraggia l'opera e butta alcune medagliette della Madonna nei campi limitrofi perché non vengano venduti in sua assenza (sarà per 3 anni in Sudamerica).
1938
10 febbraio:
il dottor Pasquale Pozzi, grande industriale tessile, si offre di finanziare i progetti per la grande opera. Egli fu uno dei più grandi benefattori del Piccolo Cottolengo e, in memoria della moglie Cornelia morta in quell'anno, donerà anche un milione di lire nel 1940.
15 aprile:
l'architetto Mario Baciocchi presenta il plastico di tutto il complesso e dopo aver realizzato gratuitamente tre progetti, si dedicherà anima e corpo all'opera orionina, definendosi “il manovale di don Orione”.
7 dicembre:
il cardinale Ildefonso Schuster benedice la prima pietra della costruzione, che sorgerà proprio di fronte a Villa Restocco, alla presenza del Podestà e di altre autorità; don Orione affida alle fondamenta la pergamena della preghiera e il suo rosario.
1939
Dicembre:
iniziano effettivamente i lavori dei padiglioni del Piccolo Cottolengo.
1940
Mentre vengono scavate le fondamenta, gli spazi della cascina costituiscono la prima sede del Piccolo Cottolengo e di un oratorio che ospita soprattutto i figli degli operai della Borletti: è nell'aia della cascina che si tirano i primi calci al pallone. Ma negli ambienti del Restocco, in quei tempi di guerra, si rifugiano anche ebrei, albanesi, alti ufficiali di ogni estrazione politica che vengono a chiedere aiuto di notte.
16 marzo: esposizione della salma di don Orione, proveniente da Genova, nella chiesetta del Restocco. A rendere omaggio a don Orione viene anche il cardinal Schuster.
1942
15 marzo:
il cardinal Schuster benedice i lavori del nuovo padiglione maschile e la statua di Don Orione Morente, di Arrigo Minerbi, dono dei conti Giannino e Gina Bassetti.
1943
Vengono ultimati i lavori delle due ali laterali dei corpi del Cottolengo, divisi da un grande cortile: tra essi, in fondo, sorgerà la chiesa.
1947
Nasce l'Unione Sportiva Orione.
1949
Iniziano i lavori di costruzione della chiesa, affidati all'impresa Castelli e sovvenzionati con 200 milioni di lire
dal commendatore Giulio Brusadelli, grande industriale tessile, in memoria della moglie Anna.
195
Iniziano i lavori del tetto e dell'abside.
1950
Iniziano i lavori del tetto e dell'abside.
1952
La benefattrice Caterina Volpato dona una preziosa statua lignea della Vergine con il Bambino, del XVII secolo,
che orna l'altare della cappella della Madonna, la prima a sorgere.
1953
21 marzo:
benedizione ufficiale da parte del cardinal Schuster. La chiesa viene aperta al culto (anche se in realtà ci sono solo i muri perimetrali e la copertura) e dedicata a San Benedetto Abate. L'intitolazione è motivata dal fatto che don Orione aveva scelto come patrono della sua Opera proprio questo santo, perché molto devoto alla Divina Provvidenza, e anche perché il caro cardinal Schuster apparteneva all'ordine benedettino. Le dimensioni grandiose, secondo il progetto, consentono di ospitare fino 4.000 persone; la popolazione della zona, in piena espansione, arriva in quegli anni a ben 30.000 persone, e per ora non vi sono altre parrocchie.
6 ottobre:
benedizione della statua bronzea della Madonna Regina Mundi, anch'essa offerta dai Bassetti e inizialmente collocata nel presbiterio della chiesa; in seguito sarà posta a presidio esterno sulla destra del cortile.
6 dicembre:
insediamento del primo parroco don Silvio Ferretti, uno dei primi discepoli di don Orione. Animato da una grande carità e senso pratico, ma anche da forte spiritualità, fu un amatissimo e instancabile confessore. Seguendo la volontà di don Orione che avrebbe voluto la chiesa bella e ricca di opere d'arte, la rende più decorosa e solenne.
1955
31 maggio:
ll'arcivescovo Giovanni Battista Montini inaugura il nuovo oratorio maschile, che viene affidato a don Ignazio Cavarretta. Presenziano il superiore generale della congregazione don Carlo Pensa, il prefetto Liuti, il presidente della Provincia Casati, il provveditore agli studi Clausi Schettini, personalità comunali, benefattori e la folla. Si apre anche il primo cinema in una stanza dell'oratorio, funzionante nel pomeriggio dei giorni festivi. Il campo da calcio resta sotto il livello stradale e nei giorni di maltempo è inagibile; gli spogliatoi sono ancora lontani e i giovani, per giungere al campo, percorrono dall'oratorio tutta via Strozzi in calzoncini e maglietta
1956
Si realizza il pavimento marmoreo del presbiterio (tre anni dopo si completerà quello di tutta la chiesa).
14 agosto:
solenni funerali di don Benedetto Galbiati, uno dei più stretti collaboratori di don Orione, già canonico della cattedrale di Monza, attivo al Piccolo Cottolengo di Milano, antifascista e sostenitore del movimento partigiano
1957
21 marzo:
visita dell'arcivescovo Montini in occasione della festa del santo patrono Benedetto
1 maggio:
inaugurazione della cappella della Madonna, attraverso la celebrazione di una messa da parte del
parroco. I lavori sono finanziati dalla benefattrice Caterina Volpato.
1958
XXV anniversario della fondazione del Piccolo Cottolengo milanese.
Benedizione della cappella di San Giuseppe, ornata da una statua lignea del santo donata da una benefattrice
già nel 1956, mentre l'altare marmoreo viene progettato da Baciocchi.
1959
7 dicembre:
benedizione solenne, ad opera del cardinal Montini, del nuovo battistero posto nell'atrio di sinistra all'ingresso della chiesa, della pavimentazione marmorea e della prima pietra del nuovo padiglione del Piccolo Cottolengo, al cui piano terreno viene inaugurato il nuovo oratorio femminile, affidato a don Umberto Mascalin..
1960
7 dicembre:
benedizione della cripta da parte di don Giuseppe Dutto, consigliere generale della
congregazione. I lavori furono finanziati dai conti Bassetti.
1961
7 dicembre: benedizione degli altari del Sacro Cuore e del Santo Giuseppe Benedetto Cottolengo (oggi altare
di san Luigi Orione), alla presenza del cardinal Montini. Collocazione dei nuovi banchi e dei confessionali.
Nasce la Parrocchia dei Santi Patroni, in via Arzaga, per cui si ridistribuisce il bacino parrocchiale.
1962
7 gennaio:
visita pastorale del cardinal Montini, che manifesta ancora una volta un affetto e una sintonia
particolari verso la parrocchia e le opere di carità orionina, dialogando a lungo, anche in modo informale, con
i fedeli.
Abbattimento definitivo di Villa Restocco e della sua torretta con la campana “Maria”, che viene mandata a
Tocantinopoli, in Brasile. Dopo pochi anni anche la chiesetta verrà demolita.
1963
Sistemazione della cappella nell'atrio di destra con la statua di Sant'Antonio.
7 dicembre: visita pastorale del nuovo arcivescovo Cardinal Giovanni Colombo e traslazione della salma del
benefattore senatore Stefano Cavazzoni dal Cimitero Monumentale alla cripta della chiesa di San Benedetto.
1964
Nella relazione che viene redatta sullo stato della parrocchia, essa risulta ora avere 25.000 fedeli (in aumento per le case ancora in costruzione) con una partecipazione alla messa festiva del 20-25%.
6 dicembre: insediamento del nuovo parroco don Umberto Mascalin. Continuerà l’azione pastorale di don Ferretti promuovendo il completamento dei lavori e incentivando la devozione mariana; svolge, inoltre, delicate mansioni per il “Villaggio svizzero”, una serie di casette di legno offerte dalla Confederazione elvetica agli sfollati di guerra. Il suo ministero pastorale si svolgerà in anni difficili, per tensioni sociali e contestazioni giovanili, ma proprio per questo anche fertili di rinnovamento, soprattutto grazie al Concilio Vaticano II. Sorgeranno, infatti, diversi gruppi parrocchiali e ci saranno vari momenti di lettura comunitaria del Vangelo.
1965
7 marzo:
prima messa celebrata in italiano. La portata di questo rinnovamento è perfettamente sintetizzata dal commento di una vecchia parrocchiana: «Finalmente ho capito cosa significa Dominus vobiscum».
In quest'anno è ultimato il rivestimento della facciata con mattoni a vista, il nuovo impianto di riscaldamento elimina i radiatori a colonna; un carillon automatico che aziona cembali di bronzo sostituisce la trasmissione registrata del suono delle campane, che appare così più veritiero. Una croce bronzea è posta sul tetto in cima al frontone della facciata, mentre un crocifisso ligneo viene appeso nel catino absidale (oggi pende nella crociera).
1966
7 marzo:
entrano in vigore le nuove norme del Concilio Vaticano II sulla liturgia e vi sono nuovi adeguamenti. Un altare provvisorio in legno viene posto al centro del presbiterio, su una pedana rialzata, mentre il precedente rimane nell'abside.
13 marzo: la RAI trasmette la celebrazione della messa in occasione dell'anniversario della morte di don Orione e davanti alla TV vi sono 3 milioni di italiani. Il direttore dei programmi religiosi della RAI di corso Sempione, don Natale Soffientini, scelse infatti San Benedetto come esempio di impegno creativo e comunitario per le nuove celebrazioni liturgiche. Il numero dei fedeli parrocchiani intanto è salito a 30.000.
1967
inizio anno:
pittura delle pareti interne della chiesa con i colori suggeriti da Baciocchi.
Realizzazione dei campi da calcio, basket e bocce per l'oratorio.
Nasce la parrocchia di Gesù Buon Pastore: ad essa passano circa 10.000 fedeli che abitano al di là del corso dell'Olona.
1968
5 ottobre:
la proiezione di My Fair Lady inaugura il Nuovo Cinema Teatro Orione, ad opera del Centro Culturale Orione. In questo periodo nasce anche il GAO, Gruppo Alpinistico Orione.
1971
28 marzo:
nasce il Consiglio Pastorale. Si dà ancora maggior impulso alla partecipazione dei laici, “popolo di Dio”, alla missione della Chiesa, iniziando un periodo di grande sperimentazione e innovazione, di cui è testimone anche il nuovo bollettino parrocchiale: «Comunità Aperta».
25 maggio: la parrocchia di San Benedetto Abate è inserita nel decanato del Giambellino, nuovo sistema organizzativo per zone voluto dal cardinal Giovanni Colombo, e don Mascalin ne è nominato Vicario Urbano.
1972
In controfacciata vengono posti tre dipinti su tavola del pittore Antonio Martinotti, rappresentanti San
Giuseppe Cottolengo, Santa Rita e San Benedetto Abate.
1974
27 maggio:
funerali dell'architetto Baciocchi.
1977
14-15 maggio:
visita pastorale del cardinale Giovanni Colombo e consacrazione ufficiale della chiesa. In tale occasione si benedice anche la conclusione dei lavori dell'abside e del presbiterio progettati dall'architetto monsignor Enrico Villa e approvati dalla Commissione di Arte Sacra della Curia, eseguiti in sei mesi da Tito Grassi. Si creano un nuovo tabernacolo, l'altare, le sedute del clero e dei chierichetti, la balaustra e il tavolo di servizio, per una somma di 15 milioni di lire, che viene offerta in gran parte dai fedeli.
1978
Quaresima:
nel secondo ordine delle arcate delle testate del transetto, a destra e sinistra, dove un tempo si aprivano le balconate da cui gli ospiti dell'Istituto potevano assistere alle funzioni, viene collocato il ciclo delle 14 stazioni della Via Crucis dipinte da Manuela Busetti.
7 dicembre:
insediamento del nuovo parroco, don Agostino Bettassa, il cui apostolato nella nostra parrocchia viene ricordato soprattutto per il grande amore e la vivacità verso i più piccoli, di cui seppe conquistarsi la fiducia con un linguaggio semplice ma profondo. Egli dovette affrontare, dopo 25 anni dalla fondazione, il rinnovamento degli spazi, in particolare la riorganizzazione dell'oratorio, abbandonando la divisione tra quello maschile e quello femminile
1981
Realizzazione delle vetrate policrome della cappella di San Giuseppe Benedetto Cottolengo (ora di san Luigi
Orione) ad opera dell'artista ticinese Valerio Giuseppe Egger, con episodi della vita di don Orione.
1982
Viene ristrutturata l'ala ovest del Piccolo Cottolengo e si decide di sistemarvi nuovi locali parrocchiali.
Vengono rifatti l'ingresso in via Strozzi, l'atrio e la sacrestia, eliminata al piano rialzato la storica “Sala GAO”
(Gruppo Alpinistico Orionino), per far posto ad aule più funzionali e alla “Sala Giambelli”, mentre al primo
piano si realizzano le aule del catechismo; anche i locali dell'oratorio sotto alla chiesa vengono ampliati (nel
frattempo sostituiti da prefabbricati in legno nel cortile).
1983
Realizzazione delle vetrate policrome della cappella del Sacro Cuore da parte del pittore Marra.
1986
Nasce la parrocchia dell'Immacolata Concezione e il bacino di San Benedetto perde via Donati, Redaelli e
D'Alviano.
1989
Settembre:
insediamento del nuovo parroco don Ugo dei Cas.
1990
E’ necessario procedere al rifacimento del tetto, del lucernario della crociera, dell'intonaco esterno e della
tinteggiatura interna della chiesa; si completa anche il rivestimento esterno dell'abside. I lavori durano un
anno, per un totale di 350 milioni di lire.
1992
Nascono l'Associazione San Benedetto, al fine di dare maggiore struttura organizzativa a una realtà che già era sorta negli anni '80 e il “Centro di Ascolto”, che segue i senza tetto e cerca di reinserirli nella vita sociale. L'Associazione gestisce alloggi e promuove progetti di recupero, offre servizi di assistenza medica e anagrafica, una cena settimanale, la distribuzione di alimenti e i pranzi di Natale e di Pasqua.
1994
30 gennaio:
visita pastorale del cardinal Carlo Maria Martini.
2 ottobre:
in occasione del 40° anniversario della fondazione della parrocchia si inaugura il più considerevole intervento di quegli anni, il mosaico dell'abside, ideato da Valerio Pilon, già professore dell'Istituto d'arte “Beato Angelico”, mosaico approvato dalla Commissione d'Arte Sacra della Curia di Milano. Il soggetto è il Cristo Pantocratore, circondato dai simboli degli Evangelisti e l'esecuzione viene affidata al pittore e mosaicista Paolo Maimonte, alla fine del 1993.
Nello stesso anno, grazie all'industriale Sandro Poli, viene rinnovata anche la cripta, con lo spostamento dell'altare al centro dell'abside, la realizzazione dell'ambone e della sede in marmo. Il nuovo tabernacolo viene realizzato dagli allievi dell'Istituto d'arte “Beato Angelico” e posto al centro dell'abside.
27 novembre: insediamento del nuovo parroco don Mario Massardi. Gli anni del suo apostolato saranno caratterizzati da intensa e umile attività caritativa e dalla pastorale giovanile, anche grazie al gruppo di sacerdoti che lo aiutano: don Luigi Pangrazi per la catechesi degli adulti, don Agostino Gennari e don Walter Groppello per l'oratorio, don Luigino Brolese e successivamente don Aurelio Fusi per la catechesi.
1995
Potenziamento dell'Associazione San Benedetto con la creazione della nuova sede del Centro di Ascolto, in un
edificio indipendente accanto all'oratorio di via Strozzi, per poter seguire i poveri in modo più discreto e
accogliente, con orari più ampi e servizi igienici appositi.
1997
In occasione del 50° anniversario dell'Unione Sportiva Orione, si costruiscono nuovi spogliatoi.
1998
Ottobre:
pubblicazione del primo Piano Patorale, raccolta di intenti programmatici da attuare in tre anni, non
solo dal Consiglio pastorale, ma da tutte le associazioni parrocchiali.
2002
28 settembre:
insediamento del nuovo parroco don Renzo Vanoi, il primo legato alla tradizione ambrosiana
per formazione, che si impegna a portare a compimento il Piano Pastorale, il nuovo Centro di Ascolto e a
intraprendere nuovi lavori di abbellimento della chiesa. La parrocchia conta ora 12.575 fedeli.
2003
26 ottobre:
visita del cardinale Dionigi Tettamanzi, a conclusione delle celebrazioni per i 70 anni del Piccolo
Cottolengo e i 50 anni della parrocchia.
2004
Si completa l'abbellimento della cripta con le icone dei quattro Evangelisti, di San Benedetto, don Orione e una copia dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, opera di Giovanni Grignaschi.
2008 2 marzo:
messa conclusiva della visita pastorale del cardinal Tettamanzi al decanato del Giambellino.
2009
In occasione della Pasqua si collocano lungo il perimetro della navata centrale e del transetto i 14 dipinti della
Via Crucis dipinti dal pittore veneto Antonio Boatto, artista di fama internazionale legato da tempo alla
spiritualità orionina.
2010
Pasqua:
finiscono i lavori di miglioramento acustico della chiesa attraverso la posa di panelli insonorizzanti,
della ditta Rostagno, lungo tutto il perimetro interno e sulla soffittatura.
28 maggio:
il cardinal Dionigi Tettamanzi nomina don Renzo Vanoi decano del Giambellino.
4 agosto:
il cardinale nomina don Renzo Prefetto alla porta di Milano ovest.
11 dicembre:
Mons. Marie Fabien Raharilamboniaina, vescovo malgasio di Murondava, benedice
ufficialmente l'organo a canne Metzler, donato dai coniugi Pizzoli per il loro 50° anniversario.
2011 6 marzo:
monsignor Carlo Roberto Redaelli, Vicario generale dell'Arcidiocesi, benedice il battistero, traslato
nel transetto destro dall'atrio sinistro, dove era rimasto inutilizzato per decenni, in modo da dargli nuova
visibilità e valorizzare il sacramento del Battesimo entro uno spazio circoscritto ma ben visibile.
2014 14 gennaio:
il cardinal Angelo Scola celebra la messa in occasione dell'80° anniversario del Piccolo Cottolengo,
del 60° della parrocchia e del 50° della Casa del Giovane lavoratore.
26 ottobre:
insediamento del nuovo parroco don Valeriano Giacomelli, il cui breve apostolato (viene presto
richiamato in Romania, dove c'è ancora bisogno della sua esperienza) sarà segnato da una grande capacità di
parlare ed essere vicino in modo semplice a tutti, con discrezione e gentilezza, sapendo ascoltare soprattutto
i più sofferenti.
2017
Insediamento del nuovo parroco don Luigino Brolese, già vice parroco presso San Benedetto dal 1991 al 1997, anni in cui aveva saputo creare un profondo rapporto con i ragazzi della catechesi e con gli adolescenti parlando in modo diretto ai loro cuori e condividendo con loro anche la passione per lo sport e la musica.
2018 14 ottobre:
l'arcivescovo monsignor Mario Delpini impartisce il sacramento della Santa Cresima a 80 ragazzi
della nostra parrocchia, volendo rispettare l'impegno preso prima della sua nomina, e visita il Piccolo
Cottolengo.
I parroci di San Benedetto
E’ uno dei primi discepoli di don Orione, nativo di Pozzolo Formigaro (Alessandria). Portò instancabilmente lo stile pastorale orionino a Messina, a Reggio Calabria e a Caorle, dove si ammalò gravemente di malaria, quindi a Roma per un lungo periodo e, dopo l'esperienza di parroco a Milano, nel 1965 divenne rettore del Santuario della Madonna della Guardia di Tortona. Fu grazie a lui che lo scrittore Ignazio Silone, orfanello del terremoto della Marsica affidatogli da don Orione, terminò i suoi studi liceali.
Nativo di Campo San Martino (Padova), presto ritenuto egregio nel formare i probandi, era stato già parroco della cattedrale di San Severino Marche e rettore del seminario di Buccinigo d'Erba, quindi vice parroco in San Benedetto dal 1951. Nel 1978 divenne rettore del Santuario della Madonna di Monte Spineto a Stazzano (Alessandria), fino al 1996.
Nato a Castagnole Piemonte (TO) e avviato al sacerdozio per precocissima vocazione, fu molto presto ritenuto particolarmente adatto a vivere accanto ai giovani e ad educarli, prima al Dante di Tortona, quindi nella direzione dell'istituto Don Orione di Alessandria, poi di quello degli Artigianelli di Venezia. Dopo essere stato direttore e parroco alle Vallette a Torino dal 1969 al 1972 diresse l'istituto teologico prima a Roma poi a Tortona. Dal 1978 al 1989 fu parroco di San Benedetto a Milano, quindi diresse la Casa del Giovane a Torino per poi concludere il suo sacerdozio come vice parroco alle Vallette e parroco al Castello di Miradolo.
Nato a Bormio in Valtellina, trovò la sua vocazione già in quinta elementare. Dopo aver operato a Montebello della Battaglia (PV) nella pastorale giovanile, diventa parroco di San Benedetto dal 1989 al 1994, ed è nominato direttore del Piccolo Cottolengo di Milano fino al 2004, anno in cui è chiamato a dirigere il Santuario di Santa Maria Ausiliatrice di Seregno. Nel 2008 diventa direttore del Centro Don Orione di Bergamo e, nel 2017, dopo 9 anni passa, alla parrocchia di Pontecurone da poco affidata all’Opera don Orione.
Nativo di Nuvolento (BS) crebbe tra gli orfanelli dell'istituto orionino di Gavazzana (AL), maturando una particolare sensibilità per i piccoli e i poveri, decidendo presto di farsi sacerdote. Dopo le prime esperienze come educatore dei ragazzi di Fubine (AL) e dell'oratorio di San Luigi a Tortona, fu parroco di Santo Stefano e direttore della comunità di San Rocco ad Alessandria, quindi parroco di Nostra Signora di Fatima a Vigevano. Dopo aver retto la nostra parrocchia dal 1994 al 2002 tornò a Tortona per occuparsi dei diseredati e per svolgere il ruolo di cappellano del carcere di Voghera (PV), prima di spegnersi per un repentino male incurabile.
Nato a Varese ma di origine valtellinese, svolge la sua prima attività sacerdotale presso il Collegio San Giorgio di Novi Ligure (AL) e quindi al “Berna” di Mestre, come insegnante e poi preside e direttore fino al 2002, quando diviene parroco di San Benedetto, dove resta fino al 2014. Ora è Rettore e Parroco del Santuario della Madonna della Guardia a Tortona.ortona.
Proviene da Marcheno, un paese della val Trompia (BS). Nell’83 entra in seminario e svolge tutta la formazione teologica fino all’ordinazione avvenuta a Marcheno il 20 settembre 1997. L’obbedienza lo porta subito lontano, in Romania a Voluntari, periferia di Bucarest, e poi al seminario di Iasi. Per 17 anni svolge il suo ministero in Romania finché, nel 2014, viene chiamato a servire la Parrocchia San Benedetto dove vi rimane per soli tre anni. La sua conoscenza della lingua e della cultura rumena inducono il Padre Provinciale a richiamarlo in Romania nel 2017.
Nasce a Noale (VE) ma proviene da un paesino del trevigiano, Campocroce di Mogliano Veneto. Ordinato nel 1990, svolge l’attività di formatore nel seminario di Buccinigo d’Erba per un anno e dal 1991 è viceparroco presso la nostra parrocchia. Vi rimane fino al 1997, quando è chiamato a svolgere il ruolo di parroco presso la Santa Famiglia di Nazaret alle Vallette di Torino. Nel 2010 diventa direttore delle opere orionine del Ponente ligure: il Piccolo Cottolengo e Villa S. Clotilde a Sanremo e la struttura ricettiva di Diano Marina (IM). Nel 2017 torna tra noi a Milano.
La Chiesa tra Progetto e realtà
Il progetto fu grandioso fin dal suo primo concepimento: era infatti sin da principio chiara l'aspirazione e l'intuizione che il complesso ospitante il Piccolo Cottolengo e la parrocchia di San Benedetto Abate sarebbe diventato un centro importantissimo per la carità e la crescita della fede in Milano, soprattutto in una delle periferie di veloce espansione, bisognose di aiuto e di guida spirituale. Il progetto si deve al “manovale di don Orione”, l'architetto Mario Baciocchi, che nel 1938 accettò la sfida di ideare un insieme complesso di edifici con destinazioni diverse. I lavori dei padiglioni iniziarono nel 1939, mentre quelli della chiesa, intrapresi nel 1949, terminarono nel 1953, con solenne benedizione del cardinal Ildefonso Schuster il 21 marzo. Il rivestimento della facciata fu attuato solo nel 1965. La grande corte rettangolare che si affaccia su viale Caterina da Forlì è chiusa ai lati dalle due ali del Piccolo Cottolengo e in fondo dalla chiesa, il cui accesso è sopraelevato da monumentali rampe di scale, mentre gli impianti idroterapici, gli ambulatori e gli ambienti di servizio dell'Istituto servono da basamento per tutto il complesso. Nel progetto originale la corte avrebbe dovuto assomigliare al quadriportico di una basilica paleocristiana, con il fronte verso viale Caterina da Forlì chiuso da un alto loggiato (mai fatto) e la pavimentazione che ricordava un prato fiorito. In prossimità dell'angolo destro del primo ordine del cortile, si erge, in atto di protezione, la statua bronzea della Madonna Regina Mundi, opera dello scultore Arrigo Minerbi (1953), finanziata dai conti Giannino e Gina Bassetti. Già prevista come baluardo esterno, essa fu inizialmente collocata nel presbiterio e poi posta nel cortile, nel 1983. Per evitare che il volto avesse un'espressione poco reale e idealizzata ed assumesse invece i lineamenti di una vera madre amorosa, lo scultore ritrasse la signora Gina. Anche il previsto campanile, di 72 m a sinistra dell'abside, non verrà innalzato. L'impianto della chiesa, maestoso nelle dimensioni, è però semplice e umile nei valori architettonici: il materiale di rivestimento, il cotto di laterizi, è chiaramente ispirato all'antica tradizione lombarda, più specificatamente romanica, richiamata anche nell'abbinamento alla pietra chiara per le strutture portanti, tanto che la presenza di un quadriportico (nel progetto), così come la maestosa facciata trionfale e il tiburio, si ricollegano e reinterpretano il modello della basilica di Sant'Ambrogio. I volumi semplici, il senso del ritmo e soprattutto il criterio della funzionalità sono un'altra caratteristica che lo stesso progettista e i fondatori definirono lombarda, della “nostra mentalità logica e piana”. L'ingresso alla chiesa è preceduto da un nartece con due ordini di logge architravate a cinque aperture (il secondo, percorribile, funge da collegamento tra le due ali del Piccolo Cottolengo). Al di sopra si alza un frontone, mentre una loggetta cieca ad intonaco chiaro, anch'essa architravata, percorre a motivo decorativo tutto il cornicione perimetrale dell'edificio, creando un piacevole contrasto con il cotto della struttura e riprendendo il colore della pietra chiara del piano terreno del complesso, che funge da basamento. La stessa cosa avviene per l'ultimo ordine delle ali del Cottolengo.
La chiesa ha tre navate, quella centrale molto ampia, mentre le laterali, più strette, costituiscono l'accesso alle cappelle. Nelle intenzioni del progettista la capienza doveva arrivare fino a 4.000 persone, ma oggi la chiesa ne ospita 1.000, per un totale di circa 1.300 metri quadrati calpestabili e un'altezza imponente di 22 m, non casuale né fine a se stessa. Inizialmente, infatti, la chiesa venne concepita per permettere di assistere alla liturgia anche dai reparti del Cottolengo attraverso apposite balconate laterali nel transetto, che vennero chiuse negli anni '70, mentre ancora oggi si affaccia sull'interno una loggia in controfacciata accessibile dalle due ali dell'Istituto. Le navate sono lunghe m 50,05, mentre la larghezza dei transetti è di m 29,60 (la navata centrale è ampia m 15,80). La crociera è coperta da un tetto, sostenuto da capriate metalliche a vista, nel quale si apre un lucernario a forma di croce greca a coda di rondine, con i vetri spioventi, anche se in origine l'architetto Baciocchi aveva previsto un alto tiburio quadrato con due ordini di logge sia all'interno che all'esterno, coperte da un tetto piramidale. Del progetto originale non vennero realizzati neanche il ciborio sopra l'altare e le finestre absidali. La pavimentazione marmorea presenta breccia Aurora marina nella navata centrale, con fasce di botticino e ottone, mentre la fascia trasversale del transetto e le navate laterali presso le cappelle sono in marmo mezzano. Il pavimento del presbiterio è in botticino classico, marmo rosa di Sicilia, breccia Aurora classica e marmo verde delle Alpi. Lungo la navata centrale e il transetto sono collocate due Via Crucis: 14 pannelli lignei che rappresentano immagini stilizzate, realizzate a pirografo da Giovanni Peverelli (2005), 14 imponenti tele della Via Crucis (250 x 150) del pittore veneto Antonio Boatto (2009), artista di fama internazionale, colto e legato da tempo alla spiritualità orionina (suoi sono ad esempio il presbiterio della chiesa di St. Anna a New York, la volta del duomo di San Marco a Pordenone, l'abside del Santuario della Madonna Queen National Shrine a Boston e la Porta maggiore del Duomo di Vicenza). I dipinti sono incentrati sulle figure umane, fisicamente imponenti e dolenti, caratterizzate da colori smaltati giocati su una gamma fredda e pura di viola, blu, verde e rosso, il colore di cui è vestito il Cristo, con il volto macchiato di sputi e di sangue. In controfacciata sono invece appesi tre dipinti tradizionali, del pittore Antonio Martinotti (1972), rappresentanti San Giuseppe Cottolengo, Santa Rita da Cascia e San Benedetto Abate.
Il presbiterio e l'abside hanno subìto diverse modifiche nel tempo: il primo, semplice altare, si trovava nell'abside, poi, nel 1966, in seguito alle norme del Concilio Vaticano II, ne venne collocato un altro all'inizio del presbiterio rivolto ai fedeli per coinvolgerli nel sacrificio eucaristico. Tutta l'area venne risistemata grazie alle offerte dei fedeli nel 1977 quando si crearono l’altare del Sacrificio, l’ambone, la sede, il tabernacolo, i sedili per i chierichetti, i due corpi delle balaustre, le due colonnine portalumi ed il tavolo di servizio, armonizzando vari marmi. I gradini di accesso e le balaustre sono in marmo verde delle Alpi, tutto il resto è in botticino, tranne le ali del tabernacolo, in marmo rosso pernice. Nel piano dell’altare sono state collocate le reliquie dei santi Gervasio e Protasio, Giuseppe Benedetto Cottolengo e Domenico Savio. Tramite una scalinata semi esagonale, affiancata da due ali laterali inflesse in marmo rosso, si accede al tabernacolo, incassato in un ovale recante al centro una stella dorata da cui si dipartono raggi. Lo sportello presenta un rettangolo smaltato policromo, nella cui cornice si legge l'iscrizione “AVE VERO CORPO NATO DA MARIA VERGINE”, mentre nel rombo centrale vi è l'Agnus Dei, su uno sfondo blu con il monogramma IHS (Iesus). Il mosaico dell'abside (1994) fu ideato da Valerio Pilon, già professore dell'istituto d'arte “Beato Angelico” e realizzato dal pittore e mosaicista Paolo Maimonte, insegnante di tecnica della vetrata e del mosaico alla Civica scuola d'Arte del Castello Sforzesco. Il soggetto è il Cristo Pantocratore (Onnipotente), che riprende una tradizione iconografica paleocristiana: seduto in trono, con la mano destra benedicente e posta in modo da richiamare la Trinità, mentre con la sinistra regge il Vangelo aperto. Attorno a lui, l'arcobaleno delle sfere celesti, il sole e la luna che sono oscurati nel giorno della crocifissione, come pure lo saranno in quello del Giudizio, a indicare il potere di Cristo sull'universo e sul tempo terrestre finito. Attorno il cielo, lacerato in alto a destra e sinistra, come da fulmini. Al di sotto, il Tetramorfo, ovvero i simboli dei quattro Evangelisti, intermediari tra noi e Cristo: sono l'aquila (san Giovanni), il bue (san Luca), l'angelo (san Matteo) e il leone (san Marco), di un colore rosa che ne evidenzia l'astrazione, composti in modo da creare al centro una croce gemmata, in quanto testimoni del Sacrificio e della Resurrezione di Gesù. Nella crociera pende un grande Crocifisso ligneo scolpito, dal sapore fortemente arcaico, che ricorda quelli di età romanica. Fu collocato in chiesa nel 1965.
Le testate del transetto sono movimentate ciascuna da due ordini di sette arcate, di cui il secondo in origine era aperto e collegato al Piccolo Cottolengo, poi chiuso negli anni '70. A lungo queste arcate furono ornate da un commovente e colorato ciclo della Via Crucis di Manuela Busetti, del 1978, poi rimosso e ora in attesa di ricollocamento. Dal 2010 nella testata di sinistra è collocato l'organo a canne Metzler, realizzato nel 1935 per una chiesa protestante di Wüppertal in Germania, fatto restaurare dai coniugi Pizzoli e donato per il loro 50° anniversario di matrimonio. Ha due tastiere, pedaliera, 20 registri e 1.009 canne. Dal 2011 sulla parete est del transetto destro si trova il fonte battesimale, inaugurato nel 1959 e un tempo collocato nell'atrio dell'ingresso di sinistra. Anch'esso ideato dall'architetto Baciocchi, è composto da un bacino poligonale con la vasca in marmo “mazzano” rivestito in onice a macchia, sorretto da quattro colonnine della stessa forma e sormontato da un cupolino, su cui si innalza la magra statuetta bronzea di San Giovanni Battista, realizzata dallo scultore Carlo Paganini, fratello del già citato Ettore. Quest'ultimo, a sua volta, creò in rame sbalzato e smaltato, il timpano con Dio Padre e la Colomba dello Spirito Santo tra angeli, e le ante che chiudono il fonte, divise in riquadri, con la figure di Mosé (raffigurato ai lati con gli ebrei nel passaggio del Mar Rosso), al centro due figure di Cristo (morto nel sepolcro e risorto), mentre in basso vi sono quattro angeli reggenti i simboli battesimali (veste nuova, candela accesa, sacro Crisma e la Croce). In occasione del ricollocamento sono stati creati gli sfondi interni degli sportelli con simboli del Battesimo, su disegno di Valerio Pilon, e il basamento con il mosaico raffigurante l'acqua.
ATRIO D'INGRESSO A SINISTRA
Nella zona d'ingresso verso il Piccolo Cottolengo e viale Caterina da Forlì, dietro alla cancellata dove
sorgeva il battistero, è stata posta la statua di san Pio X benedicente, vestito di bianco, con le babbucce
rosse.
1° CAPPELLA SINISTRA: ALTARE DI SAN GIUSEPPE
La cappella, benedetta nel 1958, è ornata da una statua lignea di San Giuseppe, opera dello scultore J.
Stuflesser della Val Gardena, donata da una benefattrice già nel 1956. San Giuseppe tiene in braccio
Gesù Bambino benedicente, mentre con la mano sinistra regge la verga fiorita con la colomba dello
Spirito Santo (iconografia tradizionale derivante dai Vangeli apocrifi, in cui si narra che il santo ottenne
in sposa la Madonna perché, dopo un voto fatto insieme ad altri pretendenti, solo a lui fiorì per miracolo
il ramoscello assegnatogli). L'altare marmoreo fu progettato dall'architetto Baciocchi e sul profilo della
mensa si legge “JOSEPH OPIFEX SANCTE, OPERA NOSTRA TUERE”. Gli allievi della Scuola d’arte sacra
“Beato Angelico” di Milano realizzarono lo sportello in bronzo del tabernacolo, con il Golgota su cui è
posto l'Agnus Dei con nimbo crocifero, trafitto dalla croce con vessillo: dalla ferita si genera una
sorgente sacra da cui nascono gigli (“IN SANGUINE AGNI LILIA CRESCENT”).
Le vetrate policrome con le storie del santo, realizzate dall'artista Ettore Paganini, furono messe in
opera nel 1961. A sinistra dall'alto: Sposalizio di Giuseppe e Maria, Natività, Presentazione al tempio,
Adorazione dei Magi, Sogno di Giuseppe relativo alla strage degli innocenti; a destra, dall'alto: Fuga in
Egitto, Gesù ritrovato tra i dottori del tempio, Gesù aiuta san Giuseppe falegname, Morte di Giuseppe,
Gloria di Giuseppe e angeli reggenti la Basilica di San Pietro, simbolo della Chiesa.
2° CAPPELLA SINISTRA: ALTARE DELLA MADONNA
La cappella, progettata dall'architetto Baciocchi e inaugurata l’1 maggio 1957, ha un altare in marmo
botticino classico, la cui semplice mensa è retta da due colonnine con capitelli crociati, intrecci e volute,
che ricordano quelli longobardi, mentre il pavimento è in marmo mazzano, le colonne e la parete di
fondo in marmo rosa del Garda. La statua lignea del XVII secolo, dono del 1952 di Caterina Volpato,
finanziatrice di tutta la cappella, rappresenta la Madonna con Bambino: entrambi hanno gli occhi
azzurri, il Bambino regge uno scettro e benedice, mentre Maria, vestita con manto dorato, indica il Figlio
e tiene un rosario. Lo sportello bronzeo del tabernacolo, con la Madonna e il Bambino, fu realizzato dal
celebre scultore Arnaldo Pomodoro: la Vergine seduta ha una figura allungata, dai volumi arcaici; il
Bambino è rivolto verso la Madre come un neonato in cerca del latte. Le vetrate policrome
rappresentano a sinistra angeli adoranti reggenti gigli, una lucerna, un cartiglio con “AVE MARIA”, un
libro di preghiere, mentre alla base si legge: “ET INGRESSUS ANGELUS AD EAM, DIXIT: AVE GRATIA
PLENA DOMINUS TECUM”. La vetrata destra invece è legata ai dolori della Vergine e gli angeli reggono i
simboli della Passione: calice, fazzoletto della Veronica, chiodi, martello, drappo rosso, lancia e spugna,
flagello, corona di spine, cartello INRI, mentre alla base si legge: “APPARUIT AUTEM ILLI ANGELUS DE
CAELO, CONFORTANS EUM”.
1° CAPPELLA DESTRA: ALTARE DI SANT'ANTONIO
Nello spazio corrispondente all'atrio di sinistra si trova l'altare dedicato a Sant'Antonio da Padova,
caratterizzato da una statua lignea del santo con in braccio il Bambino benedicente e una pagnotta nella
mano destra.
2° CAPPELLA DESTRA: ALTARE DI SAN LUIGI ORIONE
Benedetto nel 1961 come altare dedicato a san Giuseppe Benedetto Cottolengo, è stato in seguito
dedicato a san Luigi Orione. Sopra l'altare vi è un dipinto che raffigura san Luigi Orione in abiti
sacerdotali, raggiante di luce e circondato dai fedeli, in primo piano i bambini poveri e gli orfanelli,
mentre sullo sfondo si staglia la sagoma del Santuario della Madonna della Guardia di Tortona.
Le vetrate laterali , opera dell’artista Valerio Giuseppe Egger, raffigurano episodi della vita di don
Orione, con brevi didascalie. A sinistra, dal basso, La rosa che non appassisce indica la nascita di Luigi
Orione, Il miracolo del fiore sonante, Luigi Orione si offre questuante con i francescani, Luigi Orione
sogna don Bosco che gli offre la veste sacerdotale, Luigi Orione viene ordinato sacerdote.
A destra, dall'alto: Luigi Orione davanti al papa Pio X, Luigi Orione istituisce la Congregazione delle
“Piccole Suore della Carità”, Luigi Orione soccorre gli orfani di Messina e Marsica, Luigi Orione visita il
Piccolo Cottolengo di Milano, Morte santa invocando Gesù.
3° CAPPELLA DESTRA: ALTARE DEL SACRO CUORE
L'altare, benedetto nel 1961, è costituito da due ordini di colonnine, mentre al di sopra della mensa si
alternano nicchie rettangolari e semicircolari dorate, con al centro il tabernacolo con croce gemmata. Al
di sopra, è stato posto il mosaico raffigurante Gesù Cristo Risorto, anch'esso ideato da Valerio Pilon e
realizzato da Paolo Maimonte (1994). Cristo vestito di bianco e con drappo rosso su sfondo azzurro e
illuminato dall'alto da un raggio in cui si colloca la Trinità. Tiene in mano uno scettro sormontato dal suo
Sacro Cuore sfavillante. Al di sotto si apre la veduta delle due ali del Piccolo Cottolengo con al centro la
chiesa di San Benedetto. Le vetrate policrome risalgono al 1983, opera di Giacomo Marra. Quelle di
sinistra mostrano in alto Gesù Buon Pastore con in braccio la pecorella smarrita, in basso la Resurrezione
di Lazzaro; quelle di destra, in alto, Cristo benedice il pane e, sotto, la Parabola del Figliol prodigo.
La cripta, anch'essa su disegno del Baciocchi e finanziata dai conti Giannino e Gina Bassetti, fu inaugurata il 7 dicembre 1960. Occupa tutto lo spazio sottostante il presbiterio e l'abside ed è molto luminosa. L'ambiente, semplice ed elegante, è caratterizzato da spiritualità e quiete. Nell'abside vi sono le icone dei quattro Evangelisti, di San Benedetto e di don Orione realizzate a Iasi in Romania; sulla parete di fondo vi è la copia dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, olio su tela divisa in tre pannelli, eseguita da Giovanni Grignaschi alla fine dell'800, ora restaurata dopo essere rimasta per anni nella canonica dopo la donazione degli eredi del pittore. Sui lati si aprono due piccoli ambienti in penombra. A destra un sacrario, che accoglie le spoglie dei più insigni benefattori, come il Senatore Stefano Cavazzoni, fondatore degli Amici di don Orione e l'ingegner Ambrogio Guidali, che diresse i lavori del Santuario della Madonna della Guardia di Tortona e del nostro Piccolo Cottolengo. A sinistra vi è una cappella dove fu inizialmente collocata la celebre opera dello scultore ferrarese Arrigo Minerbi: Don Orione morente, realizzata nel 1941, anch'essa finanziata dai benefattori conti Bassetti. La statua, oggi visibile nella Cappella del Piccolo Cottolengo, mostra don Orione sul letto di morte, con rosario e crocifisso in mano, nell'atto di impartire un'ultima benedizione, con un dolcissimo sorriso. Allo scultore era stato richiesto un semplice busto ma egli, grazie alla sua grande sensibilità artistica, creò l'iconografia che meglio seppe cogliere l'ultimo spirito del santo. Mario Baciocchi (1902-1974), nativo di Fiorenzuola (PC), caratterizzato da grande sensibilità umana, artistica e religiosa, praticò anche di pittura e musica. Prima di accettare l'incarico orionino era già diventato famoso per aver realizzato nel 1938 il primo grattacielo di Milano, quello in piazza della Repubblica, alto 68 m. Oltre al lavoro del Piccolo Cottolengo, a cui avrebbe dedicato molti anni, continuò a seguire altri progetti: un secondo “grattacielo” in corso Genova, il piano regolatore della città di Gandidham in India, il Rest-Home di Don Orione a Boston, finanziato dagli italo-americani e dal governo degli Stati Uniti. Dal 1952 al 1958 fu uno stretto collaboratore di Enrico Mattei.